DESI 2019: nuova metodologia vecchi problemi. L’Italia al 24mo posto (su 28)
- Giugno 16, 2019
- by
- Enrico Alletto
E’ stato pubblicato da alcuni giorni DESI 2019 l’Indice di Digitalizzazione dell’Economia e della Società, che ha come obiettivo analizzare lo stato dell’arte sulla digitalizzazione dell’Europa e dei Paesi membri.
Come l’anno scorso provo ad evidenziare alcuni aspetti di questo report che mi stanno particolarmente a cuore. Qui la versione 2018.
Cos’è DESI? (ripasso)
Il DESI è: lo strumento mediante cui la Commissione Europea monitora la competitività digitale degli Stati membri dal 2015. L’insieme di relazioni si compone di profili nazionali e di capitoli tematici.
I capitoli tematici presentano analisi a livello europeo della connettività a banda larga, delle competenze digitali, dell’utilizzo di Internet, della digitalizzazione delle imprese e dei servizi pubblici digitali.
Ma da quest’anno c’è stato un importante cambio sul modo di calcolare gli indici che non ha mancato di generare qualche polemica tra gli addetti ai lavori.
Cambio di metodologia per DESI 2019
Al fine di migliorare la metodologia e prendere in considerazione gli ultimi sviluppi tecnologici – così si legge nel report – sono state apportate alcune modifiche al DESI 2019. Il DESI comprende ora:
- preparazione al 5G,
- competenze digitali superiori a quelle di base,
- competenze di base in materia di software,
- specialisti TIC di sesso femminile,
- laureati nel settore TIC,
- individui che non hanno mai usato Internet,
- social network professionali,
- frequentazione di corsi online,
- consultazioni e votazioni online,
- vendita online da parte di individui,
- big data,
- scambio di dati medici e
- ricette digitali.
Il DESI è stato ricalcolato per tutti i paesi presi in esame ed è per questo che l’Italia nel 2019, ma anche nel 2018 è passata dalla posizione 25 alla 24. Queste modifiche hanno aperto un dibattito sulla reale affidabilità di queste statistiche, anche se nel caso del nostro paese è cambiato molto poco.
Internet e competenze digitali di base
L’Italia è migliorata in materia di connettività e servizi pubblici digitali (invito comunque ad approfondire leggendo il report), ma resta al palo su Internet e competenze digitali di base.
Tre persone su dieci non utilizzano ancora Internet abitualmente e più della metà della popolazione non possiede competenze digitali di base.
Quest’ultima carenza in particolare si riflette in un minore utilizzo dei servizi online pubblici e privati che i cittadini italiani continuano a non utilizzare.
Ma non è tutto, la scarsa domanda di questi servizi influenza inevitabilmente l’offerta che si traduce in una bassa attività di vendita online da parte delle PMI italiane rispetto a quelle europee.
Conclusioni
Non ho voluto dilungarmi sugli altri indici perché rispetto all’anno scorso cambia poco, ma ritengo sia comunque utile conoscere proprio questo aspetto di non cambiamento.
Eppure gli eventi sulla Digital Trasformation con persone in giacca e cravatta che ci parlano di digitale si moltiplicano nelle nostre città.
Startup, intelligenza artificiale e blockchain sono le parole chiave, ma intanto su 28 paesi l’Italia è fanalino di coda quasi su tutto.
Ad oggi sembra che non ci sia un’azione per rispondere all’ “emergenza” se non quella di affidare alle grandi multinazionali del web il compito di svolgere iniziative per digitalizzare i nostri cittadini ed i nostri ragazzi.
Sono ancora in dubbio se essere più preoccupato per l’ “emergenza” in se o per il modo che si è scelto di (non) affrontarla!