un blog su cittadinanza digitale e dintorni

Community Linux in crisi: remiamo tutti nella stessa direzione (riepilogo)

In questo post “fuori programma” e dedicato alla community Linux provo a riordinare i commenti che sono arrivati per la maggior parte via Twitter, al mio precedente post dal titolo Linux Day 2019 ha ancora senso così com’è impostato? e a concludere con qualche proposta. (Poi smetto 🙂 )

Sulla mia riflessione iniziale

La mia riflessione sulla presunta crisi del Linux Day era tutt’altro che esaustiva proprio perchè intendeva rappresentare un punto di vista (il mio), che resta pur sempre “un pezzo del puzzle”.

Il confronto potrebbe aiutare a migliorare e correggere quanto già argomentato e magari potrebbe essere utile alla community Linux. Almeno questo è l’intento!

Dopo la sua pubblicazione mi ha stupito scoprire che il mio punto di vista sull’argomento è molto più condiviso di quanto pensassi.

Perché è importante il tema nazionale del Linux Day

community LinuxPrima di proseguire ci tengo a rispondere a chi, giustamente, mi fa notare che il tema nazionale del Linux Day è solo indicativo e che poi ciascuno è libero di declinare l’evento con gli argomenti che meglio crede. Vero!

Il punto è che il Linux Day ha una rilevanza mediatica che fa riferimento al tema nazionale proposto. Questo si traduce (nel caso del 2019) nella presenza del concetto di Intelligenza Artificiale, su: pagina dello sponsor, comunicati stampa e quindi media, volantini, ecc. Anche durante un’intervista radiofonica a Roberto Guido, presidente di ILS, si cita ampiamente l’Intelligenza Artificiale.

Il messaggio prodotto ha generato una situazione più o meno sintetizzabile così: chi tra gli organizzatori ha seguito il tema nel 99% dei casi si è ritrovato ad essere poco coerente con le linee guida che indirizzano gli obiettivi del Linux Day, mentre chi, per qualche ragione, ha scelto di non trattare il tema dell’Intelligenza Artificiale si è trovato ad essere poco coerente rispetto alla comunicazione nazionale.

Il risultato, salvo qualche eccezione, è stato un evidente cortocircuito tra obiettivi e comunicazione del Linux Day che non credo abbia giovato allo stato di salute generale di tutto l’ecosistema.

Arrivano le risposte dai blog

Tra i tanti commenti su Twitter e anche via messaggio privato (che per ovvi motivi non posso citare) vorrei citare due ragazzi che mi hanno risposto scrivendo ciascuno un post dedicato sul proprio blog: Roberto Guido Presidente di Italian Linux Society (crisi permanente) e Daniele Scasciafratte, membro di Mozilla Italia e Industria Italiana del Software Libero (una discussione sullo stato del Linux Day in Italia)

Daniele di Mozilla Italia

Daniele nel 2018 ha fondato nella sua città (Rieti) un Linux User Group che era assente da anni ed oggi è molto attivo ed entusiasta, ma fa riferimento a problemi amministrativi che andando avanti nella lettura del post intuisco siano riferiti principalmente al coinvolgimento di utenti e altri volontari per animare il LUG.

“In Mozilla Italia ho visto che oramai reclutare non è più come una volta” cit.

Al fianco di problematiche locali (zona terremotata con tutto ciò che ne consegue) Daniele individua anche questioni che potrebbero essere definite comuni. Per esempio le difficoltà nel veicolare il messaggio sui social o trovare un locale attrezzato o attrezzabile che ne possa ospitare le attività.

All’interno del post di Daniele ci sono tanti spunti interessanti, in cui si fa spesso riferimento ad un mondo che è molto cambiato rispetto agli anni in cui Il Linux Day è nato e ed è prosperato, ma poi si chiede:

“La comunità è pronta a fare una discussione costruttiva evidenziando i problemi comuni oppure si ricade sul fattore stereotipo “siamo un gruppo amatoriale fanatico”?” cit.

Benché il tono sia in linea di massima entusiasta e propositivo ad un certo punto colgo un po’ di rammarico:

“Quello che ho visto in ILS sono solo tante discussioni ma poche sul concreto che riescano a scalare. Dico questo perché mi metto nei panni di Roberto e nel poco che facciamo in Industria Italiana del Software Libero capisco i problemi.” cit.

Infine, Daniele non tocca l’argomento che ho usato come spunto per imbastire il mio post, se non in questo passaggio:

“I Linux Day sono contenitori di attività che a seconda del territorio e interessi locali oltre che disponibilità si attiva. Nel mio caso non faremo niente di intelligenza artificiale perché è troppo complicato.” cit.

Roberto Presidente di Italian Linux Society

Roberto Guido è appunto il presidente di ILS, cioè l’associazione che dal 2001 promuove il Linux Day in tutta Italia, ma in questa occasione mi ha risposto dal suo blog personale potendo disporre di alcune informazioni da “addetti ai lavori” che hanno reso la discussione ancor più interessante.

“Il Linux Day è in crisi? Risposta secca: si. Non per suoi problemi strutturali, quanto perché è in crisi la community da cui esso dipende. Mancano gli strumenti, mancano i canali, mancano le persone, mancano le risorse, manca la cognizione.” cit.

Dopo la premessa in cui senza giri di parole scrive che l’intero apparato della community linux (promozione, assistenza e sostegno al software libero) in Italia è in crisi, entra nel merito circa la scelta de tema.

“Non tutti sanno che il tema annuale del Linux Day è oggetto di confronto ed approvazione sull’apposita mailing list destinata agli organizzatori. Che pochi conoscono, ed ancor meno frequentano. Qua si trova il thread all’interno del quale è stato decretato il tema 2019.” cit.

Continuando a leggere trovo un passaggio con una vena di rassegnazione che mi ha sinceramente stupito, ma che ho ritrovato successivamente anche su Twitter. In pratica Roberto che è presidente dell’associazione che ha inventanto e promuove da quasi 20 anni il Linux Day e fermamente convinto che tutti i temi trattabili e tutte le persone raggiungibili ormai sono stati trattati e raggiunti.

“ad oggi più o meno tutti coloro che potevano essere raggiunti sono stati raggiunti” cit.

Roberto risponde con pazienza e cura punto per punto alle questioni che sollevo nel post e di fatto difende (da buon presidente) la scelta dell’Intelligenza Artificiale come tema del Linux Day 2019, ma nel thread da lui segnalato ho trovato elementi che hanno catturato la mia attenzione.

Le (interessanti) discussioni nella mailing list

Incuriosito dal link fornito da Roberto inizio a rovistare dentro la poco usabile e ormai datata mailing list impiegata per decidere il tema dell’anno in corso per il Linux Day e chi ci trovo?

Daniele Scasciafratte che in questo messaggio sente il desiderio di condividere l’esperienza del suo LUG su: incontri di divulgazione e recupero di vecchi dispositivi.

Arrivo alla proposta sull’intelligenza artificiale e proprio Roberto esprime le sue perplessità in questo messaggio.

La risposta di chi ha proposto per primo il tema del Linux Day 2019 merita una citazione testuale, mentre qui si può trovare il messaggio integrale:

“Il livello con cui affrontare il tema AI o ML può poi essere di base come di livello accademico, dipende da chi lo propone e a chi. Esistono software open che implementano AI o ML? A quanto pare sì ma non li ho mai provati perché non ne sono in grado.” cit.

Proseguendo nella lettura del thread mi accorgo che qualcuno prova ancora a riportare la discussione su un binario più vicino alle linee guida del Linux Day sottolineando che a livello nazionale si dovrebbero incentivare conoscenza libera e software libero nella PA. Qui il messaggio integrale.

“Altro tipo di tematiche non credo siano utili a livello nazionale. Makers, Cybersecurity boys, AI e Deep deep developers troveranno sempre spazio per fare talk, meetup, conference ecc. L’associazione dovrebbe cercare di promuovere delle tematiche più universali e meno tecniche, in un giorno di apertura al pubblico, in modo da dare a tutti l possibilità di parlarne.” cit.

Per quello che ho potuto leggere la discussione finisce qui, dopo una dozzina di interazioni scambiate si e no da una decina di persone e senza una modalità per tirare realmente le fila delle proposte.

A chi indirizzare le proposte

Durante lo scambio di messaggi su Twitter un utente mi fa notare che le proposte vanno indirizzate esclusivamente (non usa questo temine, ma risulta implicito) all’interno di Italian Linux Society.

Poco dopo è lo stesso Roberto Guido, presidente di Italian Linux Society a rincarare il messaggio.

Ma è proprio nel testo del suo ultimo pensiero che ritrovo il motivo per cui ha senso aprire le considerazioni ad una platea più ampia: “E le proposte che ho mosso io, presidente ILS, alla LUGConf 2018, sono state respinte dai LUG presenti, ne ho preso atto e ho fatto un passo indietro.

Italian Linux Society e LUG sono i principali attori del Linux Day, ma se siamo tutti d’accordo che il Linux Day è in crisi perché è in crisi la community di Linux e non per scarso impegno degli organizzatori (i messaggi che sono arrivati in risposta al mio post su questo concordano), allora la discussione andrebbe estesa a tutta la community di Linux e non solo a chi gira principalmente intorno al Linux day.

Questa almeno è l’opinione che mi sono fatto in queste ultime settimane caratterizzate da scambi di opinioni con le persone coinvolte o comunque interessate all’argomento.

Problematiche corrette, domande (forse) sbagliate

community LinuxI social network hanno favorito la circolazione delle informazioni riducendo l’esigenza di vedersi di persona. Nei LUG è praticamente assente il ricambio generazionale. Le conferenze sono quasi tutte ormai di taglio medio-grande e se gli eventi non sono di un certo spessore la gente se ne sta a casa. Le vendite dei PC sono in calo perché la gente usa solo smartphone e tablet e sapere come si installa Linux suscita poco interesse.

Ciascuna di queste problematiche è sensata ma allora quali argomenti trattare e in che modo per interessare ancora le persone a Linux? Questa la domanda più frequente che ho colto nella discussione.

Ma se ci stessimo facendo la domanda sbagliata? Se la domanda non fosse cosa e come, ma perché?

Perché le persone dovrebbero uscire di casa e venire ai Linux Day? Perché ai ragazzi giovani dovrebbe interessare il software libero? Perché le micro-conferenze dovrebbero avere senso? Perché usare ancora i PC e perché dovrei usarne uno rigenerato? E la lista dei perché potrebbe essere ancora lunga!

Un manifesto per la community Linux

In base all’idea che mi sono fatto in queste ultime settimane, e che ho provato a riassumere, la crisi del Linux Day è una conseguenza della crisi “di direzione” della community italiana di Linux che avrebbe prima di tutto bisogno di capire a quali perché si sente di dare risposta.

Oggi esistono tante piccole o medie realtà dinamiche, ma isolate tra loro e ciascuna va per la sua strada, il che non è sbagliato, anzi, ma avere una direzione comune verso cui remare tutti insieme e condividere le esperienze sarebbe credo più utile per tutti.

Penso a un manifesto, scritto a più mani, in cui identificare i macro obiettivi da perseguire come community e non come singoli soggetti privati, per esempio:

  • Pubblica amministrazione: l’adozione del software libero nella PA, a parte qualche amministratore locale e qualche singolo cittadino o ente, esiste sul territorio nazionale una struttura organizzata, legittimata dalla community e pronta ad argomentare ed in grado di far leva, partendo dalle linee guida di AgID, affinché le PA locali le adottino realmente?
  • Scuola: gli insegnati che a scuola portano avanti il tema del software libero e dell’open source sono adeguatamente supportati? Esistono ancora? La community non può fare nulla per loro?
  • Professioni: chi a livello professionale si occupa di Software Libero è adeguatamente valorizzato? La community non potrebbe creare un ponte tra queste realtà ed il mondo della scuola?

Un manifesto potrebbe riunire intorno a questi (ed altri) macro-punti centinaia di appassionati, associazione e realtà locali e capire chi fra loro è interessato a condividere obiettivi comuni.

Raccogliere e comunicare le esperienze locali

Un sito web gestito collettivamente sarebbe utile per condividere le esperienze locali, magari tenendo traccia se qualche progetto già risultasse aderente al manifesto.

Infine, occorre potenziare la comunicazione sui social e sui media tradizionali.

Questo potrebbe generare un incremento della diffusione di progetti open source, di relazioni e magari anche di persone che si avvicinano a questi temi.

Apertura e competenze trasversali

Ma per fare tutto questo serve in primo luogo apertura a nuove e inattese sinergie e rinuncia ad un pezzo del proprio modo di agire, penso alla politica, all’auto promozione o alla promozione di progetti o eventi specifici di una singola realtà e non di meno occorrono competenze trasversali, quindi non solo persone con capacità strettamente tecniche ma anche comunicazione, divulgazione e motivazione di gruppi di persone.

Queste competenze già oggi sono presenti nella community Linux, ma spesso le persone vivono in vere e proprie dimensioni parallele e non comunicanti fra loro.

Le proposte sopra descritte sono state pensate per rompere questi argini e creare nuove contaminazioni da cui anche il Linux Day potrebbe trarre giovamento.

Considerazioni finali

“Seeeee, questo è arrivato fresco e pettinato, ma non sà che il giorno x si è svolto l’incontro y che aveva come obiettivi molti di quelli citati in questo post, ma non ha funzionato! ” cit.

Se ti occupi di eventi legati al software libero e affini probabilmente avrai pensato una frase di questo tipo!

Sono consapevole che la proposta di mettere insieme la community linux non è un inedito. Far fare un passo indietro a realtà più o meno grandi per estendere il bacino di persone che possano dire la loro è un’impresa.

Qui la domanda potrebbe essere: le singole reatà che compongono la community linux sarebbero disposte ad unire le forze per remare tutti nella stessa direzione?

Intanto muoviamoci a titolo personale, apriamo un canale di comunicazione con chi ci sta, pensiamo ad una data in cui vederci per fare “due chiacchiere”. Se poi nascerà qualcosa che assomiglia ad un manifesto o altro che può creare coesione solo allora mettiamoci a pensare ai passi successivi.

Andiamo per gradi! Ragioniamoci insieme! Proviamoci e se anche questa volta sarà un buco nell’acqua, male che vada, avremo sicuramente conosciuto persone interessanti. Io parto da Genova!

Se poi non succederà nulla, a Genova come in altre città, continueremo sicuramente a portare avanti progetti nell’ottica della cooperazione. Per esempio: Il pinguino scende in Piazza, Il Punto Genova Digitale ed il recente “Corso gratuito di rigenerazione PC“.

 

Enrico Alletto

Lavoro in una multinazionale delle telecomunicazioni. Negli anni ho progettato e coordinato diverse iniziative pro bono con associazioni e pubbliche amministrazioni sui temi della cittadinanza e dell’inclusione digitale. Ho contribuito ai tavoli dell’open government italiano su temi come partecipazione, open data e cittadinanza digitale. Credo nel lavoro di squadra e faccio il tifo per una scuola e una pubblica amministrazione più moderna e vicina ai cittadini! Non mi piacciono i toni aspri e le conversazioni online che non rispettano l’interlocutore.

Leave a reply

Your email address will not be published. Required fields are marked *

Archivio blog

×